Quando pensiamo al lutto in genere ci riferiamo alla morte e quindi alla perdita di una persona che amiamo. Ma la perdita ? un tema complesso. E? un evento che va oltre la morte fisica e coinvolge il mondo immaginario dell?individuo. Dalla nascita alla morte, passando per l?infanzia, l?adolescenza e la vecchiaia, ognuno di noi ? confrontato con esperienze che comportano una trasformazione delle relazioni, sia con gli oggetti reali, sia con le fantasie inconsce che abbiamo di loro, di noi stessi, e della reciproca interazione tra gli uni e gli altri.

E? cos? che, per usare le parole di J. Viorst (2004), dobbiamo fare i conti con il fatto che ?io e mia madre non siamo una cosa sola, che una bambina non potr? mai sposare pap?, che fare delle scelte non vuol dire tradire i genitori e che non staremo per sempre su questo pianeta?. Queste perdite, tutte, sono parte della vita, sono universali, inevitabili, e necessarie per poter crescere.
Il cammino della crescita umana ? costellato da rinunce. Cresciamo abbandonando.
Nell?ottica freudiana la vita comincia proprio con la perdita. In Inibizione, sintomo e angoscia (1926) Freud considera la nascita, in quanto separazione dalla vita intrauterina, il prototipo delle situazioni traumatiche accompagnate dall?angoscia (angoscia-segnale).
Dal momento che la capacit? di dominare gli stimoli afferenti e la loro efficiente scarica costituisce parte del funzionamento dell?Io, c?? da aspettarsi che le situazioni traumatiche si producano pi? spesso durante i primi mesi di vita. Tra le situazioni di pericolo tipiche ?vissute nella prima parte della vita c?? quella della separazione dalla propria madre, poich? rappresenta la perdita della persona dalla quale il bambino dipende per la soddisfazione dei suoi bisogni biologici e affettivi. (Brenner, 1986). Accade spesso che nei primi mesi di vita, al momento di andare a letto, il bambino pianga disperatamente quando la madre si allontana, per poi ri-accoglierla sorridente al suo ritorno. In queste situazioni il bambino trova una soluzione simbolica al disagio emotivo.

I sogni come pure gli ?oggetti transizionali?, gli consentono di creare uno spazio simbolico intermedio tra s? e l?altro, dandogli la sensazione di avere la situazione sotto controllo e quindi di non andare ?in pezzi? per il sentirsi completamente abbandonato. E?come se, aspettando che il buon seno arrivi, il bambino ?riempie l?attesa? riversando le angosce e le tensioni, ma anche la fiducia che esso ?arrivi?, su un suo sostituto immaginario (Baldassarre-Petrini; 2006). Per Winnicott l?essenza dell?esperienza transizionale sta nel fatto che l?oggetto sostitutivo del caregiver ?non ? n? sotto il controllo magico (allucinazioni) n? al di l? del controllo (come la madre reale), aiutando il bambino a negoziare il graduale spostamento dall?esperienza di s? come centro di un mondo totalmente soggettivo, al senso di s? come persona tra le altre, con un?esistenza autonoma (Greenberg &Mitchell, 1986). Potremmo dire quindi che l?attivit? simbolica si pone al servizio della crescita psichica consentendo all?uomo di vivere la realt? come essere individuato e individuale .
Nell?accezione kleiniana (Greenberg &Mitchell, 1986).? il bambino pu? sostenere il lutto della separazione se ha acquisito una solida rappresentazione dell?oggetto completo. Solo il possesso interno dell?oggetto completo, e non la sua presenza effettiva, pu? salvare il bambino dalla sofferenza del distacco. In altre parole, l?unico mezzo di cui il bambino dispone per sopravvivere all?angoscia secondaria alla mancanza dell?oggetto reale ? il ?mondo dei sogni?.
Con il sopraggiungere dell?et? adolescenziale, per passare dall?idea di unicit? a quella di separatezza dagli oggetti primari, l?individuo deve abbandonare la dipendenza psicologica dalle figure genitoriali. I genitori fino a quel momento idealizzati devono perdere il carattere onnipotente ed assumere quello di persone con pregi e difetti. Nel contempo l?adolescente deve potersi appoggiare e idealizzare nuovi oggetti d?amore che gli permettono di identificarsi, riconoscersi e confermare il proprio senso di S?. Sebbene la crescita comporti la consapevolezza che i sogni dell?infanzia essendo megalomanici non avranno realizzazione, tuttavia, ci? non baster? ad? acquietare tali desideri insoddisfatti. E cos?, i sogni ad occhi aperti, le fantasie, sono dei modi per appagare questi affetti. Le fantasie possono garantire la soluzione magica di tali pensieri, salvo poi essere prontamente represse nell?inconscio. E? nel sonno invece, quando le normali censure vengono parzialmente abbandonate, che le bramosie pi? recondite affiorano alla coscienza. Preoccupazioni, sensi di colpa riguadanti il sesso, il corpo, i genitori, vengono rappresentati da metafore visive (Viorst, 2004). Nell?et? evolutiva la ribellione contro l?autorit?, generalmente incarnata dalla figura paterna, pu? trovare espressione nei sogni di parricidio. L?uccisione del padre trova spiegazione sia nel desiderio di una sana rivolta contro l?autorit? vissuta come ostacolo alla realizzazione della propria individualit?, sia nella conflittualit? dell?adolescente estrinsecata dal contrasto tra la voglia di crescere e l?incapacit? di emanciparsi dagli antichi legami idealizzati (Hadfield, 1968).
Bibliografia
M. Baldassarre & P.Petrini- diagnosi e psicoterapia psicoanalitica, Societ? editrice Universo, Roma, 2006
C. Brenner- Breve corso di psicoanalisi, Martinelli editore Firenze,1992
S. Freud ?Inibizione, sintomo e angoscia, Bollati Boringhieri, Torino, 2006
J.R. Greenberg & S.A. Mitchell ? Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica ,Il Mulino, Bologna, 1986
J.A. Hadfield ? Sogni e incubi in psicologia, Giunti ? Barbera, Firenze, 1968
J. Viorst ? Distacchi , Sperling & Kupfer Editori, 2004
leggi la seconda parte QUI