Quali sono i diversi tipi di dipendenza e come affrontarli
Si definisce dipendenza patologica una condizione caratterizzata dall?uso distorto di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento; uno stato mentale disfunzionale caratterizzato da un sentimento di incoercibilit? e dal bisogno coatto di essere reiterato con modalit? compulsive; ovvero una condizione invasiva in cui ? presente un?abitudine incontrollabile e irrefrenabile che causa un disagio clinicamente significativo (Caretti, Craparo e Schimmenti,2008).
Il processo che porta a vivere in modo problematico una relazione affettiva o l?utilizzo di una sostanza ? molto articolato: come per tutti i comportamenti disfunzionali, si ritiene che esso derivi da una complessa interazione tra i geni e l?ambiente. In linea con i pi? recenti modelli biopsicosociali, pi? che di fattori causali, ? opportuno parlare di fattori di rischio, di tipo biologico, psicologico e sociale. La predisposizione biologica ? un importante fattore di rischio per l?instaurarsi delle dipendenze patologiche e consiste in un?alterazione della produzione di neurotrasmettitori endogeni (specialmente la dopamina) coinvolti nei processi legati alla gratificazione e alla ricompensa. Oltre alla vulnerabilit? biologico-genetica, un altro importante fattore di rischio individuato ? quello tipo psicologico; ovvero l?esposizione a eventi stressanti o traumatici (abuso infantile, problemi familiari, deprivazione sociale) e la familiarit? per la dipendenza patologica o altri disturbi psichiatrici (disturbo dell?umore, dipendenza da alcol, disturbi di personalit?) che nel paziente dipendente impedirebbero un sano sviluppo dei processi di regolazione emotiva e degli impulsi.
Per chi ? affetto da dipendenza patologica, l’Internet addiction, le droghe, il cibo, il sesso, l?alcool o il gioco d’azzardo, sono oggetti intercambiabili, in quanto tutti hanno il medesimo scopo: quello di realizzare un desiderio di fuga dal dolore mentale che porta, a volte consapevolmente, a rinunciare all’uso del pensiero e della riflessivit? a favore di una scarica emozionale iterativa messa in atto con modalit? progressivamente sempre piu’ compulsive
Dal momento che gli oggetti della dipendenza vengono utilizzati dal paziente come sostitutivi della funzione materna svolta in et? precoce dal caregiver, essi hanno delle somiglianze, sotto l’aspetto dinamico, con l’oggetto transizionale: sono non umani, hanno qualit? tattili, sono investiti libidicamente, sono costantemente disponibili e prevedibili in quanto il loro utilizzo deriva dalla necessit? di avere un elemento di appoggio per mantenere un equilibrio psicofisico nelle condizioni di maggiore tensione. Diversamente dall’oggetto transizionale che perde d’importanza man mano che l’angoscia di separazione viene integrata nel S?, gli oggetti della dipendenza rimangono essenziali nell’economia del disturbo. Inoltre, a differenza degli oggetti transizionali, le sostanze e gli atti ripetitivi della dipendenza, falliscono il tentativo per chi vi ricorre, di rendersi autonomi nella cura di s?, perch? placano l?emozione sul piano somatico ma non sul piano psichico (Rondanini D., 2014).
? evidente allora che le problematiche della separazione e del distacco rappresentano un punto cruciale nell’esperienza della dipendenza patologica e sono causa di un alternarsi di condizioni di profonda preoccupazione e di comportamenti regressivi. Infatti, i soggetti dipendenti, in assenza dell?altro, sperimentano un senso disturbante di alterit? e di vuoto esistenziale che deriva dall’aver vissuto in modo particolarmente aggressivo la scoperta della separazione e del distacco nelle prime fasi dello sviluppo, con la conseguenza di essere afflitti da un pervasivo sentimento d’impotenza mai elaborato nelle fasi successive. In questi casi le rappresentazioni e i vissuti circa la perdita e la solitudine costituiscono la minaccia principale per il funzionamento dell’Io e, pertanto, i fantasmi persecutori di svuotamento e di frammentazione di s? obbligano a un’intensificazione delle difese per affrontare l’angoscia di essere se stessi.
L’imminente pericolo di un cedimento psichico ? il dramma che si replica costantemente nel mondo interiore di questi soggetti e si riferisce a una particolare intollerabile tensione da cui deriva la complessit? dei meccanismi di difesa attivati per controllare il terrore della vulnerabilit?. In questi casi il piacere che si ricava da una qualsiasi forma di dipendenza patologica d? un sollievo solo sul piano somatico e temporaneo poich? l?assenza di un registro simbolico capace di dare significati ad un mondo interno non pu? essere colmata da sostanze e oggetti provvisori e artificiali.
Stando cos? le cose, ci chiediamo: ? possibile innestare delle potenzialit? simboliche, e quindi psichiche, nella mente del paziente dipendente? ? possibile modificare in lui l?energia non simbolizzata in energia trasformabile in significato? D. Rondanini (2014) sostiene che se un minimo di capacit? simbolizzanti ? mantenuto nella psiche del soggetto con dipendenza patologica, quell?obiettivo ? raggiungibile col metodo e il setting psicoterapico, poich? essendo questo un dispositivo caratterizzato da elementi presenti anche nelle cure materne (continuit? , ritmicit? , regolarit? e immodificabilit?) si rivela un potente apparato di simbolizzazione quando ? associato ad un ascolto attento e partecipe da parte dell?analista.
La possibilit? di vivere soggettivamente l?esperienza terapeutica e di potersene appropriare da parte del paziente viene perseguita attraverso lo sviluppo di quei processi transizionali che la situazione psicoterapica sa ricreare, sia colmando le carenze ereditate dalla originaria funzione di rispecchiamento-significazione materna, sia per l?accesso del paziente al registro metaforico del paterno, che il sistema del setting veicola All?origine della cura, di grande utilit?, specie con i pazienti che funzionano prevalentemente sul registro del presimbolico, ? da parte del terapeuta l?esercizio della funzione di reverie sulle manifestazioni non verbali del paziente. Infatti, ? sintonizzandosi sul livello translinguistico incarnato dal corpo del paziente che il terapeuta pu? avvicinarsi al suo affetto, alla sua emozione non contenuta e quindi non simbolizzata. L?attivazione della funzione di reverie permette al paziente di rendere l?esperienza inconscia oggetto di riflessione perch? il terapeuta si pone con un atteggiamento ricettivo, di ascolto e di accoglimento verso quel quantum di affetto non rappresentato e mai vissuto a livello cosciente dal paziente, nel rispetto del quale ? possibile favorire le sue potenzialit? espressive e simboliche.